I mulini del Lario, sono quasi tutti a ruota verticale. In Valtellina non sono rari esempi di ruota orizzontale. La ruota verticale, pur garantendo una potenza superiore, impone tecnologia più complessa e molta manutenzione. Anche la metallurgia necessaria alla gestione di un mulino a ruota verticale è più impegnativa. Tecnicamente la ruota orizzontale compie un giro, ed un giro fa la macina.La resa di un mulino con ruota orizzontale è quindi evidentemente assai minore rispetto ad un mulino a ruota verticale. La forza motrice della ruota verticale può essere moltiplicata con ingranaggi acciocché un giro della ruota significhi più giri della macina. La tecnica vitruviana di moltiplica, comunque, ne aumenta la resa, almeno in termini di velocità della macina. Per esempio, con una ruota di 60 denti ed un pignone di 12, ad un giro della ruota, corrispondono 5 giri della macina. Quando la struttura delle parti in movimento si fa più solida, grazie all’evoluzione dei materiali, una sola ruota verticale, poteva alimentare contemporaneamente una macina per cerali, un frantoio o addirittura due macine.- La ruota orizzontale, era collocata nella parte bassa del mulino, il locale seminterrato, coperto da grosse tavole di castagno o quercia. La struttura portante dell'edificio proprio del mulino, doveva quindi essere molto robusta, per sopportare il carico dei sacchi pieni di grano o di farina o le mole durante la "rabbigliatura". Inoltre era possibile rimuoverla per permettere al mugnaio di controllare tutti gli organi contenuti nella botola, vale a dire il basamento, l'albero, le pale o catini e le barre di trasmissione dell'albero. Le dimensioni della ruota variavano da un diametro di cm. 200 a cm. 150 circa ed erano direttamente proporzionate alla portata d'acqua. Le pale, poi, erano inclinate verticalmente al flusso d'acqua ed incuneate in fessure al centro dell'albero (Pesatora). - La ruota verticale a volte poggiava su due muri esterni al mulino, a volte invece su un solo muro dell'edificio ed attraverso un albero orizzontale trasmetteva il movimento agli ingranaggi. Le parti estreme dell'albero erano incastrati con perni di ferro robusto sulle “banchine” grosse travi di legno dall’aspetto simile alle traversine di legno ferroviarie, continuamente sottoposte ad ingrassaggio con sebo d'animali. A volte per diminuire il più possibile l'attrito, le parti dell'albero sottoposto maggiormente ad usura venivano incamiciate con cotica secca di maiale.La ruota orizzontale, quindi, secondo le necessità, poteva essere colpita dall'acqua almeno in tre modi: per di sopra, a cassetta, l'acqua in questo caso percuoteva il vertice della ruota e, riempiendo le cassette, imprimeva un movimento di rotazione nella stessa direzione della corrente La scelta di questo tipo di ruota era d'obbligo quando la portata d'acqua non era molto consistente; per di fianco, a cassetta e paletta, in questo caso l'acqua colpiva lateralmente la ruota e la sua potenza dipendeva direttamente dalla velocità, dalla portata e dal peso dell'acqua inoltre la stessa poteva essere a pale quando l'acqua colpiva le pale della ruota, a tamburo, quando al posto delle pale troviamo le cassette che riempiendosi d'acqua facevano girare la grossa ruota in senso opposto a quello della corrente. La ruota verticale poteva (in alternativa) essere colpita dall'acqua dal sotto: in questo caso l'acqua urtava sulle singole ali o palmette inferiori della ruota, generando la rotazione della stessa in senso opposto alla corrente d'acqua ; determinante era in questo caso l'altezza di caduta che originava una proporzionata velocità della ruota.