ECOpsicologia & Molino Maufet
Cosa c’entra l’Ecopsicologia con il Molino Maufet?
Prova a rispondere a queste domande:
• Come posso cambiare il mio modo di sentire e pensare il Pianeta?
• Qual è il nostro ruolo di “sapiens” nella progettazione di comunità resilienti?
• Cosa posso fare per tornare a sentirmi parte della terra?
La visione dell’Ecopsicologia è quella di promuovere un cambiamento da “ego” a “eco” dove l’uomo è cocreatore e non più… predatore, un nuovo paradigma che si manifesta nelle relazioni ecologiche (di rispetto per l’altro da me, di non giudizio) e nel concreto in attività di cura del territorio, di protezione dell’ambiente, di uso etico delle risorse.
E allora per rispondere alla prima domanda, perché Ecopsicologia al Molino Maufet, diciamo che l’ecopsicologia insegna:
- il rispetto per lo “spirito del luogo” e per gli antenati
Il recupero del Molino Maufet è un atto d’amore di una giovane coppia verso un luogo che rischiava di andare perso e oggi la sua semplice bellezza celebra la vita onorando chi ci ha vissuto prima.
- la ricerca e il ritorno a radici comuni
Ridare identità al Molino Maufet (la sua storia risale a più di 500 anni fa) ha significato per il territorio dare continuità a un pezzo di storia del borgo di Villatico e la sua ricostruzione è oggi poesia che canta la vita di un tempo, ricordandoci che il domani è anche mantenere memoria di quello che siamo stati.
- siamo tutti connessi e ciò che facciamo alla terra (e ai suoi luoghi) lo facciamo a noi stessi
Ci piace pensare che il Molino Maufet - di cui Claudia e Lorenzo hanno avuto la visione scavando nelle macerie di quello che era rimasto per salvare frammenti di memorie – possa essere anche metafora del lavoro interiore che noi possiamo fare per tornare a splendere.
Dunque, agire concretamente in modo “ecopsicologico” è anche questo: un progetto di abitare rigenerativo, sostenibile per tutti, che ci dona un bel esempio di come sia possibile entrare in relazione in modo consapevole con l’ambiente che ci circonda.
L’ecopsicologia sintetizza visioni di filosofi, ecologisti, biologi, antropologi che, nello scambio dei saperi, hanno saputo offrire una nuova e più ampia visione della relazione tra l’uomo e la natura. Parliamo di relazioni anzitutto: la natura, l’ambiente, il paesaggio, gli elementi e le altre forme di vita non umane che abitano questo pianeta sono parte di un complesso sistema relazionale di cui l’uomo è parte e non vertice di una - presunta - piramide evolutiva: la nostra specie è apparsa molto dopo rispetto a tante altre, gli alberi per esempio, per non parlare di moltissime specie animali! Parliamo anche di riconnessione sensoriale con la natura che ci apre a riconoscere e contattare la nostra identità più profonda, ci permette di riaccendere la nostra innata biofilia, l’innato amore dell’uomo per la vita e con esso di sentirci parte di un tutto che ci contiene ma è anche più grande ed esteso di noi. Parliamo di riconoscere e ringraziare le generazioni che ci hanno preceduto: la nostra intelligenza è il dono ricevuto dalle generazioni che prima di noi si sono cimentate con le sfide della sopravvivenza e grazie all’ingegno, ai tentativi, agli errori e alla capacità di utilizzare sapientemente i doni che la natura offre ci hanno trasmesso biologicamente talenti, capacità, abilità, creatività che caratterizzano la nostra specie e che a nostra volta trasmetteremo alle generazioni future, con responsabilità e visione del futuro che verrà oltre le nostre vite. Parliamo anche, per citare il filosofo Arne Naess, padre dell’Ecologia Profonda, di una idea della percezione del Sé che include anche i luoghi, le geografie specifiche, gli orizzonti in cui si è cresciuti: il Sé Ecologico. Questi confini fanno parte della nostra individualità, della percezione di noi stessi. Ecco perché sono così importanti i luoghi in cui si fa esperienza della vita e si cresce, essi sono parte della storia di ogni persona come individuo e come gruppo sociale.
La storia del Molino Maufet abbraccia in modo esemplare molti sguardi propri dell’ecopsicologia: per questo pensiamo sia un luogo eccezionale da cui partire per proporre esperienze in cui l’invito sarà di riconnessione alla natura, allo spirito del luogo (il genius loci) e di apertura alle relazioni con l’altro, umano e non umano.
La molitura a pietra offre una metafora che può insegnarci tanto: è un processo lento e dolce che permette di “fondere” le singole componenti di uno dei doni più grandi della natura, il grano. Pur cambiando forma con l’attrito della pietra per trasformarsi in farina, si ritroveranno infatti preservate le caratteristiche più importanti del grano, i suoi nutrienti, le peculiarità uniche delle varie parti.
Vi aspettiamo allora al Molino Maufet per esplorazioni sensoriali, bagni di bosco ed esperienze di riconnessione con la Natura delle montagne che abbracciano il Molino sulle pendici del Monte Legnone osservando il lago. A presto !
Elena e Stefania