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Immagine del redattoreMolino Maufet

La Triplice Cinta


Acqua e pietra al Molino ci raccontano una lunga storia di simboli e significati💧


Durante gli scavi per il consolidamento delle mura perimetrali, in corrispondenza della derivazione di Roggia, è stato rilevato diverso materiale (prevalentemente roccia) usato come riempimento. Tra queste pietre sono emersi: un blocco (42 x 42 cm) recante incisa la TC (foto di apertura) le cui misure sono 27 x 27 cm (lato esterno); un blocco di pietra triangolare molto più grezzo recante una "croce patente" assai incavata (misure dei lati del blocco: 21 x 23 x 25 cm); un vecchio sasso scavato ad abbeveratoio (parzialmente danneggiato), che chiameremo "vasca".


Un dettaglio da sottolineare è la presenza di una piccola croce latina incisa esternamente allo schema, su uno dei lati e disposta in modo obliquo ad esso (misure ca 7 cm x 4 cm). Capita spesso di vedere blocchi di reimpiego con incise le TC e apprezzare piacevolmente che i muratori le avessero lasciate in vista. Infatti la TC non era visibile e solo dopo lo smantellamento del muro è emerso il blocco con il filetto inciso, e anche gli altri reperti. Sul blocco era stata raffigurata anche questa particolare croce: perchè? Questo blocco faceva parte di un manufatto più ampio? Non è una rarità trovare una o più croci vicino ad una TC (talvolta la croce la sovrasta o deriva dal prolungamento dei segmenti mediani). Si sono formulate diverse ipotesi generali (non per il caso specifico): che la croce abbia voluto cristianizzare uno schema ritenuto pagano (non conoscendolo), cosa che pare poco probabile nella fattispecie; che si sia voluto rinforzare il valore religioso attribuito alla Triplice Cinta (nell'ottica di una sua valenza rappresentativa del macro e del microcosmo) o che si sia voluto lasciare un segno di riconoscimento (di un ordine religioso, di pellegrinaggio, ecc.). I segni sulle pietre ci mandano dei messaggi, ma non sempre siamo in grado di darci delle risposte; l'importante però è interrogarsi e continuare a cercare e confrontare.

Sappiamo che gli Sciucco erano anche scalpellini, infatti i conci di roggia (il 90% in sasso scolpito) sembrano addebitarsi verosimilmente alla loro opera. Negli scavi recenti abbiamo trovato (sotto la stalla a volta del Molino) una grossissima vena di roccia (per la quale abbiamo anche tribulato parecchio), parte della quale mostrava segni di estrazione. I sassi utilizzati (essendo di grosse dimensioni dunque assai difficili da trasportare) possano esser stati reperiti in loco", ma è solo una ragionevole e più diretta supposizione.

Il concio con la croce patente è stato ritrovato - insieme alla TC e alla piccola vasca - a EST /NE in corrispondenza del muro di ripiena costruito per sorreggere il canale di deviazione dalla vecchia roggia (che portava l'acqua alle ruote del mulino).

Da dove provengono i reperti che si trovavano interrati? A quale epoca risalgono? Non possiamo saperlo, ma ulteriori dettagli, potrebbero indirizzaci. Il canale di derivazione ha infatti certamente subito dei rimaneggiamenti, nei tre secoli durante i quali il Molino è stato in funzione. Lo si può dedurre dal fatto che inizialmente le ruote (quelle appartenenti al Molino e non alla Pila) erano tre (susseguitesi nel tempo). Nello specifico, durante lo smantellamento del canale di derivazione sono state rinvenute sul muro del Molino le architravi a mezzo delle quali fuoriuscivano gli alberi delle due ruote non più presenti. Queste ultime erano nascoste in quanto coperte dal canale che si trovava letteralmente appoggiato alla parete in sasso del molino.

E' utile ricordare l'origine della frazione di Villatico, che appare citata come “Vilarico" per la prima volta in un documento del XII secolo (1154). "L’etimologia è di origine gallo romana e indica un fondo agricolo con selve, prati, campi, case padronali e rustici. Nel 1239 dei documenti parlano dell’esistenza di un mulino ad acqua situato a Villatico". Sappiamo che esistevano ben dodici Mulini nel borgo, di cui ne sopravvivono parzialmente attualmente solo 5.

"Dopo l’alluvione del 1496 che distrusse l’abitato di San Giorgio (l’attuale Colico Piano), Villatico diventò il maggior centro abitato del Colichese. La chiesa prepositurale di San Bernardino sorge nel centro del paese. La parrocchia fu eretta intorno al 1500. Non si hanno date certe relative alla costruzione di un primo tempio che doveva essere dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano. Alla fine del XIII secolo esisteva certamente una primitiva chiesa in quanto a Villatico, come a San Giorgio e nel montano Fontanedo, vi era assicurato il servizio religioso".

Ci sembra altresì importante concludere questo "enigma" della Triplice Cinta del Molino Maufet con alcune riflessioni in merito a un secondo reperto ritrovato con esse: la vasca, forse nata come abbeveratoio. Sono legati da qualche comune denominatore questi due manufatti (ad esempio, .. erano presenti prima della costruzione del Mulino?) oppure casualmente finirono insieme come riempimento nel muro? E perchè disfarsene, dato che nei trascorsi secoli nulla veniva buttato?

La mole dei conci a copertura del muro (canale dell'acqua) era a dir poco ciclopica e per quanto estremamente ingegnosi e capaci, con i mezzi dell'epoca, un rimaneggiamento nel tempo si potrebbe considerare ragionevolmente improbabile o comunque estremamente difficoltoso. Essendo dunque disposti sopra la ripiena, risultava impossibile inserire a posteriori la vasca all'interno del muro. Ne deduciamo che sia stato inserito al momento dell’edificazione del muro; ma perchè sacrificare una vasca la cui realizzazione richiede un certo innegabile impegno? Risulta evidente una rottura su uno dei lati corti, che potrebbe essere dovuta ad un evento secondario legato alla ripiena (gelo, collisione, strizione); non sembra meccanico o di lavorazione. Fosse dovuta ad una incauta lavorazione, o un difetto della roccia, spiegherebbe perchè il manufatto venne scartato. Gli Sciucco furono oltre che mugnai, una famiglia di scalpellini ed essendo questo manufatto imperfetto, era magari destinato altrove?

Le rogge venivano "battezzate" in segno di buono auspicio e talvolta marchiate a dovere. Sulla nostra non abbiamo avuto alcuna evidenza, nonostante avessimo cercato con accuratezza su ciascun concio. La croce era forse legata a questo e parte di questa usanza? Il Molino più a valle “detto del Secrista” su uno dei tratti del canale di roggia ha scolpito una croce, ma non assomiglia a quella da noi rinvenuta, essendo molto più semplice e stilizzata, inoltre riporta l'anno in cui avvenne questo “tradizionale rito”.


To be continued.. vi terremo aggiornati.


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