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Immagine del redattoreMolino Maufet

Il Camminamento di San Sebastiano

Aggiornamento: 18 apr 2020


Ai piedi del Monte Legnone, a circa 400 m s.l.m. presso la frazione San Rocco, sorge una piccola chiesa dalle radici storiche importanti. 


Eretta presso una delle ultime tappe del Sentiero del Viandante (unica via di collegamento della sponda orientale, fino almeno la prima metà del XIX Sec.) essa venne inizialmente dedicata a San Sebastiano

Durante il XVII e il XIX secolo si susseguirono numerose epidemie che portarono la popolazione del luogo ad invocare e venerare San Rocco, un santo che percepivano più vicino a loro in quanto pellegrino e patrono dei contagiati. 

Coloro che venivano colpiti dalla tremenda peste potevano alloggiare sotto il portico o accanto alla chiesa; si presume infatti che esistesse una costruzione in pietra o in legno a loro adibita in quanto allontanati dalla comunità per limitare il rischio di contagio. Sul sagrato era anche presente un piccolo cimitero che accoglieva le salme di chi purtroppo vi periva. 


Il Santo viene ampliamente raffigurato all’interno della piccola costruzione secondo l’iconografia classica del tempo, con gli elementi tipici del pellegrino. 

Accanto a San Rocco vi è anche un bellissimo affresco cinquecentesco raffigurante il martirio di San Sebastiano sullo sfondo di un paesaggio lacustre montano. Sulle altre pareti: un'“Ultima cena” risalente al XVI Sec., una sinopia raffigurante i Santi Rocco e Sebastiano, Sant'Antonio Abate con la caratteristica croce a tau e al suo fianco la figura di San Sebastiano. 

Sul lato opposto della parete della piccola abside datata 1400, si trovano gli affreschi con le immagini di Sant'Agnese che regge un libro e Santa Brigida che tiene in mano una lunga penna.


In periodi meno nefasti la chiesetta non costituiva solo un semplice luogo di culto, ma anche riparo e ristorazione per i numerosi pellegrini e viaggiatori che percorrevano a piedi il Sentiero del Viandante. 


La chiesetta di S. Rocco è solo un esempio degli innumerevoli segni della religiosità popolare che si trovano disseminati sul territorio di Colico ..  tangibile testimonianza dell’attaccamento religioso dell’allora vita comunitaria. E se è vero dunque che la religione diveniva occasione di incontro per rinsaldare i legami comunitari e familiari, serviva anche a interrompere, seppur per un breve istante, i sacrifici di “un aspro” dovere quotidiano.


Le Festività religiose erano dunque particolarmente sentite e vissute con fervente partecipazione e fasto. In talune di esse si potevano contare, in un’unica celebrazione più di due dozzine di preti, provenienti dal circondario. Quella del Venerdì Santo era la processione più seguita in assoluto tanto da servirsi anche di strade comunali secondarie utili appunto, alla celebrazione. 


L’esercizio di questa profonda spiritualità si è diffusa sul territorio grazie a dei percorsi, ad oggi, più o meno noti. In un qualche modo essi, ne hanno assorbito lo spirito, nonostante il tempo e talvolta la silente incuria che ne ha portato alla parziale perdita. Di fatto la miglior (seppur non sempre efficace) soluzione per mantenerli presenti, resta “solleticare l’animo” verso una maggior coscienza ed un recupero delle informazioni e delle tradizioni. 


Innumerevoli i collegamenti alla base di un percorso di ricerca talvolta arduo, ma che, se vagliato, sa sorprendere creando ”match” incredibili ed inaspettati. Informazioni ed elementi nuovi dunque, che si fondono per dare un senso ad aspetti apparentemente invalicabili, ma che in realtà non lo sono. 


E’ dunque evidente l’ambigua domanda sulla correlazione fra la Chiesa di S. Sebastiano (ora S. Rocco) ed il Molino Maufet o se vogliamo.. più genericamente, il borgo di Villatico


Cos’era il Camminamento di San Sebastiano?  


Compare nella mappa catastale del Catasto Lombardo Veneto nel 1800, senza per questo escludere radici ben più antiche..

Prende il via dall’attuale via S. Rocco (a qualche centinaio di metri dalla chiesa di San Bernardino) risale lungo tutto il pendio sottostante il pianoro con un andamento lento e facile da percorrere passando dalla Località “Pra La Vacca”. 


Termina infine districandosi in mezzo alla folta vegetazione di castagni,  direttamente sul pianoro di San Rocco appena dietro l’omonima chiesetta.

In tutta la sua Lunghezza misura all’incirca 1300 mt. per un dislivello di quasi 200 mt. 


Su questa direttrice, in base a preziose e dettagliate relazioni storiche, apprendiamo il transito (perdurato per secoli) di numerosi Vescovi (o loro delegati) per il compimento di visite pastorali alla Chiesa di San Sebastiano (da qui il nome al camminamento). 


Il camminamento era utilizzato anche per le Rogazioni maggiori quando i parrocchiani salivano in processione cantando le litanie dei Santi e invocando la protezione dal cielo sui raccolti e sulla terra; riti che si svolgevano in occasione della festività di San Marco e dell’Ascensione

Dal pianoro di San Rocco veniva impartita la benedizione al paese come segno di prosperità dei raccolti e protezione dai flagelli. 

La statua del Santo veniva portata in spalla dai confratelli del SS Sacramento per la sua celebrazione, il 21 di Gennaio.

Per buona parte il percorso è delimitato da muretti a secco, ancora oggi visibili. Poco dopo averlo imboccato si passa davanti ad una antica abitazione che mostra, sulla parete esterna, un bell’affresco raffigurante la Vergine Maria con il Bambino, affiancata da Sant’Ambrogio Vescovo di Milano e San Rocco Confessore datato 1854. 

La casa apparteneva a Pina e Celeste Selva (sorelle nubili); la prima fu Priora della Confraternita del SS Sacramento di Villatico. Laiche e prodighe alla religione, erano un gruppo femminile, parallelo ed autonomo rispetto a quello maschile del SS Sacramento, anch’esso presente in Villatico. E’ infatti nelle chiese più importanti che esistevano questi gruppi spontanei che si occupavano di chiesa, delle funzioni religiose, processioni e tradizioni.  Non si trattava di un vero e proprio ordine bensì di Associazioni laiche composte da volenterosi cittadini che avevano a cuore le sorti di corredo quotidiano legate alla parrocchia; con Statuti propri rispettavano fedelmente regole ferree ben determinate. 

Non del tutto indenni dall’esser travolti dalla curiosità e dai collegamenti che la storia locale di volta in volta ci sottopone, ricompare il nome di Pina Selva anche nella storia del Molino Maufet. Ci viene dunque raccontato che; 

Pina, insieme a Maria Rezzonico, probabilmente anche in virtù di questo spirito, aveva dato disponibilità, negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, a svolgere il servizio di insegnamento in quella che era la scuola della frazione, che trovava spazio nei locali sopra la Latteria di Villatico. Si parla degli anni ‘50. Talvolta anche uno dei locali superiori del Molino Maufet divenne sede di lezioni estemporanee, in quanto Pina e la Sorella Celeste, per ragioni d’età trovarono più pratico alloggiare in questa struttura per vicinanza col centro abitato. Parte della famiglia originaria delle due sorelle, in seguito alla loro morte si trasferì in Francia.  


Quando crediamo che vecchie cataste di sassi,.. muretti eretti per indicare una determinata strada siano preda della natura, dell’incuria e dell’abbandono, dovremmo porci un’enorme e doverosa riflessione… preoccuparsene è opportuno o giusto ? O entrambe le cose?.. E’ sempre cosa d’altri o fa parte di tutto ciò che ci ha consentito, di raggiungere determinati equilibri e determinati privilegi, oggi ?


Numerose sono le risposte sensate e ragionevoli.. certo sta che un tempo, la vita dura e tenace di qualcuno, servi un’esigenza personale come quella altri, nella più elevata forma di altruismo e concreta virtù, una costruttiva convivenza.  L’esigenza e la Fede in una danza reiterata nel tempo e nell’animo.  

Nel rispetto loro e nell’opportunità immensa di poter godere di questi antichi presupposti, troveremmo un sicuro approdo ed insegnamento. 

E se dunque non è cosa d’altri forse, nell’assordante silenzio di un moderno orologio, stiamo rinunciando alla nostra più intima radice, l’esistenza.

Potessero dunque i sassi parlare, molti lo ridurrebbero alla parola “impossibile” .. ma qual più dolce voce possiamo noi donar loro se non con la curiosità del sapere,.. tutto parla e tutto tace, basta essere solo in grado di ascoltare e farsi semplicemente un pizzico umili e godere di tutto ciò sul quale possiamo riflettere.


[Un ringraziamento a Mauro Bellina che da tempo si sta prodigando per la valorizzazione del Cammino di San Sebastiano, a questo link potete trovare anche la Pagina Facebook dedicata; & a Mauro Branchini e Giacomina Pozzi per le preziose informazioni]


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